La Magistratura, che è sempre sollecita ad intervenire quando c’è uno scandalo per aria, non pare, questa volta, per Roma e per il momento, interessata al problema. Ritiene evidentemente più meritevoli di attenzione altri frangenti. Proprio in questi giorni torna alla ribalta della cronaca il pm di Napoli Henry John Woodcock perché sulla fornitura di fregate lanciamissili al Brasile è stata finalmente messa la parola fine. Non sono state pagate tangenti. In compenso, non si è persa l’occasione da parte di un Magistrato – che già aveva fatto molti buchi nell’acqua (inchiesta su Banca Mediterranea, la cosiddetta Iene 2, i conosciuti Vipgate, Vallettopoli e Savoiagate, la celebre P4 per citare alcuni procedimenti clamorosi) – di entrare nella vita delle imprese per assestare un colossale ceffone alla buona reputazione dell’imprenditoria italiana. Per l’Italia nella fattispecie un’operazione da 5 miliardi di euro è sfumata. Non è la prima volta d’altronde, i giudici c’avevano già provato. C’era stato infatti il contestato contratto per la fornitura di 12 elicotteri Agusta Westland all’India per un valore di 560 milioni di euro sul quale i pm avevano presunto il pagamento di una gigantesca bustarella che, poi, non era saltata fuori. Finmeccanica però era stata nel frattempo bloccata e l’affare era andato a monte. Inutile aggiungere che la società dall’interferenza aveva ricavato un pesante contraccolpo. Ma dovrà anche giungere il momento di pensare una buona volta alla salvaguardia della nostra struttura industriale se non si vuole che in futuro il nostro Paese si dedichi alla vendita delle arachidi e dei fichi secchi, commercio validissimo che ci eviterà di mettere a punto tecnologie di avanguardia e investire in sofisticati impianti industriali e addestrare qualificati collaboratori di riconosciuta eccellenza. Nel difficile rapporto fra giustizia e mondo reale ci sono due aspetti da cogliere e di cui tenere conto: che la forma si ponga al servizio della sostanza, per non creare mostri, e che la sostanza stia al servizio della verità e non venga meramente supposta o ipoteticamente presunta, frutto di arbitrarie congetture e non di oggettività o perché concepita con fantasia, immaginata in quanto desiderata o deliberatamente travisata o falsata, deformata, manipolata, contraffatta o stravolta, indipendentemente dalle plausibili e magari anche fondate ragioni che sorreggono la diversa scelta.
Credo che Matteo Renzi ben comprenda i limiti dottrinali attuali dei progressisti e che, proprio per questo, intenda proporsi quale promotore di una sorta di rinnovata terza via siccome derivata dalla combinazione del pensiero liberale modernizzato e di una socialdemocrazia aggiornata ai tempi che avrebbe ispirazione riformista ed aspirazione tendente tanto al libero mercato quanto ad una decisa azione sociale affidata allo Stato per assicurare a tutti garanzie sociali appropriate, una terza via, insomma, sempre inseguita da cattolici e socialisti ed ora, visto che sin qui non ha lasciato grandi tracce, ridisegnata ex novo, attesi i ripetuti mancati successi conseguiti, che possa migliorare le condizioni di vita in generale attraverso un’opera di giusta redistribuzione della ricchezza ed un miscuglio in qualche modo ancora indistinto ed embrionale, di liberalismo sociale, per quel che simile espressione può in concreto significare. L’immaginazione corre verso il passato remoto per confrontarsi senza timori né falsi pudori con i mitici John Fitzgerald Kennedy, Tony Blair e Gerhard Schröder e, sia pur con minor afflato, verso il meno brillante passato prossimo di José Luis Rodríguez Zapatero e il problematico presente di Barack Obama. E perciò, essendo la sua ambizione politica ampia a sufficienza per siffatta grandiosa proiezione, ecco la necessità di rottamare la vecchia guardia del suo partito in modo da avere piena libertà di manovra nel PD e nel Paese di cui rimanere il leader riconosciuto ed incontrastato malgrado il forte rischio di una incrinatura perlomeno psicologica data dal voler deliberatamente cozzare con quella disposizione intellettuale collettivista, statalista e corporativa in cui è, se non altro, coinvolto. Il personaggio possiede un chiaro e spregiudicato cinismo politico. Basti pensare, nelle primarie del centrosinistra per il candidato sindaco di Firenze, settembre 2008, alla sconfitta di Lapo Pistelli, responsabile Esteri del PD, per opera sua malgrado fosse stato braccio destro di Pistelli e suo assistente per anni. O alle peripezie dell’elezione del Presidente della Repubblica dell’aprile 2013: dapprima il siluro a Franco Marini, poi la bocciatura di Romano Prodi, sommerso dai 101 franchi tiratori per impulso anche di molti amici di Renzi, ansiosi di rivalersi indirettamente su Pier Luigi Bersani, nemico dichiarato dopo le primarie PD tenute per la nomina del segretario del partito, primarie perse da Matteo Renzi e vinte appunto da Bersani che lo smacco porta alle dimissioni mentre Renzi si accaparra il partito. O, di nuovo, all’interno del PD di cui era stato nominato segretario, a causa della forzata coabitazione con Enrico Letta, Presidente del Consiglio. Un’infinità di salamelecchi e promesse di amicizia e lealtà. In buona sostanza, Enrico Letta ha rassegnato le dimissioni e l’hashtag Enrico stai sereno da allora è diventato proverbiale sinonimo di raggiro in corso. Non è finita. Franco Frattini è candidato alla NATO da Mario Monti ed è sostenuto da Letta ma viene abbandonato da Renzi. Massimo D’Alema viene illuso per parecchie settimane con la lusinga di una nomina alla Commissione europea ma poi non se ne fa niente. Mario Mauro è giubilato prima da ministro e poi persino da membro della Commissione Affari Costituzionali. Maria Carmela Lanzetta, sostenitrice di Giuseppe Civati, avversario interno di Renzi, viene convinta a dimettersi da Ministro degli Affari Regionali e delle Autonomie per andare a fare l’assessore regionale alle riforme istituzionali, semplificazione amministrativa, cultura, istruzione e pari opportunità in Calabria ma poi rinuncia anche a questo minor incarico. Romano Prodi prova ad illudersi di nuovo per la nomina al Colle ma l’operazione Mattarella lanciata da Matteo Renzi lo vede un’altra volta scornato. Last ma probabilmente not least, il finale dell’operazione Mattarella che ha determinato il bidone sincronizzato a Silvio Berlusconi e ad Angiolino Alfano. Nella nostra cultura italiana l’Illuminismo è di casa. Ma ahinoi, è di casa l’illuminismo francese, che la Francia esportò ovunque. Non è di casa l’illuminismo scozzese, quello di Hume e Smith per intenderci. Hume e Smith conobbero l’illuminismo francese e se ne allontanarono (Friedrich von HayekFriedrich August von Hayek (Vienna, 8 maggio 1899 – Fribur... Leggi: La società libera, prefazione di Lorenzo Infantino. Scritti di Sergio RicossaSergio Ricossa Sergio Ricossa (Torino, 6 giugno 1927 – Tor... Leggi, 2007 Rubettino Editore). Piero Ostellino ribadisce il concetto ed osserva un Paese che si degrada e si dissolve giorno dopo giorno, perché senza cultura politica tranne quella collettivista, statalista e corporativa … Non abbiamo più speranza titola l’articolo Eleonora Barbieri (Il Giornale, 29 dicembre 2014) e sottotitola: Comandano le corporazioni, come la magistratura. Renzi? È riuscito ad abbindolare gli elettori, sogna di fare il duce ma è solo furbo, non intelligente. Piero Ostellino è addirittura caustico. Di Matteo Renzi dice infatti: è un ragazzotto così contento di fare il premier che non lo fa: lo esibisce, ecco … Dice quello che dovrebbero fare i politici, ma è quello che dovrebbe fare lui, e invece parla come se fosse a un convegno di intellettuali. Si deve constatare tuttavia che Matteo Renzi e il PD abbiano vinto su tutta la linea. Il Presidente della Repubblica era fino a qualche giorno fa Giorgio Napolitano ed ora è Sergio Mattarella, entrambi targati PD. Pure il Presidente del Senato Pietro Grasso è targato PD. Il Presidente della Camera dei deputati Laura Boldrini è di SEL Sinistra Ecologia e Libertà, ancora più a sinistra e nominalmente separata dal PD ma collocata nelle coalizioni di centrosinistra imperniate sul PD. Angelo Panebianco si interroga sul Corriere della Sera del 2 febbraio 2015 e se avesse vinto troppo? argomentando il quesito con la tendenza del gruppo di Renzi ad anteporre le parola ai fatti, in ciò alienandosi parecchie simpatie, e domandandosi se la spinta propulsiva non si stia esaurendo naturalmente o se, tirando troppo la corda, e per eccesso di fiducia in se stesso Matteo Renzi non si trovi, involontariamente, ad accelerare i tempi della fine. Diceva Winston ChurchillWinston Churchill, primo ministro britannico che ha guidato ... Leggi: si può ingannare poche persone per tanto tempo o molte persone per poco tempo, ma non si può ingannare molte persone per tanto tempo. D’altra parte, può essere ricordato insieme un altro aforisma famoso, stavolta di Ennio Flaiano: Gli italiani sono irrimediabilmente fatti per la dittatura.
C’è solo da sperare che l’Italia comprenda presto i pericoli che incombono sul suo futuro.
© Carlo Callioni 2014