Sergio Romano sul Corriere del 2 dicembre dice: PIÙ STATO NELL’ECONOMIA E SUPERAMMO LA CRISI DEL 1929.
Quanto dice Romano non è tuttavia preciso: come si sa, infatti, la crisi del ’29 fu risolta annunciando che nel ’43 sarebbe nato Monti.
Diceva Maffeo Pantaleoni, illustre economista al quale in Bocconi è intitolato un Istituto e che il bocconiano Monti ricorda spesso: “Qualunque imbecille può inventare e imporre tasse. L’abilità consiste nel ridurre le spese, dando nondimeno servizi efficienti, corrispondenti all’importo delle tasse; fissare le tasse in modo che non ostacolino la produzione e il commercio o per lo meno che lo danneggino il meno possibile”.
Certo che la Bocconi dal cilindro ha estratto personaggi a tutto sbalzo: il Padoa Schioppa delle tasse che sono bellissime ed ora il Monti. E poi, considerata la Bocconi un’eccellenza della cultura italiana, ci stupiamo che in fatto di università l’Italia è sul livello del Burundi.
© Carlo Callioni 2011
Commento di Landscaper:
L’ultima affermazione contraddice in parte il fatto che anche lei, Carlo Martello, sia a quanto mi risulta uscito dalla Bocconi… indipendentemente da ciò mi pare che il baricentro di questa manovra sia più sulla ricerca di nuove risorse finanziarie per lo stato che per il rilancio dell’economia e del motore del nostro paese. I tagli alla politica sono risibili, il riefficientamento del paese un elemento poco considerato. In compenso si va giù duri con la tassazione soprattutto delle classi medie, quelle che già soffrivano più di altri il peso del malfunzionamento del paese…
Risposta di Carlo Martello:
L’imposizione fiscale occupa il 75% circa dell’intera manovra varata dal governo Monti. Alle minori spese è stato riservato solo uno smilzo 25%, occupato per quasi quattro quinti da interventi in materia previdenziale e per il restante ancora più mingherlino quinto da, forse ipotetici, tagli per Province e Comuni. È il decreto Salva-Italia.
Che ci siano i politici o i tecnici alla barra del timone, in altri termini, il fatto di sostanza è che non cambia mai niente. Tutti i governi che si sono succeduti nella guida del Paese per raddrizzare la situazione e sostenere lo Stato hanno provveduto ad aumentare la tassazione. Per tutti ciò significa ampliare lo spazio riservato allo Stato. Per alcuni, oltre tutto, l’idea era (ed è) ideologicamente perfetta. La realtà è che se lo Stato funziona male tanto da creare un debito spaventoso il rischio é che con l’aumento dell’appannaggio possa funzionare anche peggio. Anzi, è pressocchè certo.
E le misure per lo sviluppo? Rimandate al giorno dopo. Eppure il prof. Mario Monti, editorialista del Corriere della Sera, aveva sempre avuto ben presente il problema. Scriveva il 28 marzo 2011: Si è capito che una crescita insufficiente, oltre a creare evidenti problemi economici e sociali, è spesso una delle cause più rilevanti degli stessi squilibri finanziari e, ancora: l’Italia ha bisogno di aumentare la propria crescita più degli altri Paesi, sia perché da molti anni cresce meno, sia perché solo attraverso una maggiore crescita sarà possibile conseguire il plus di disciplina finanziaria che ci viene richiesto. E il 14 agosto 2011: Crescita ed equità. Come molti osservatori hanno notato, è ora su questi due grandi problemi, trascurati nei primi tre anni della legislatura, che l’azione del governo, delle opposizioni e delle parti sociali dovrà concentrarsi, con un comune impegno come auspica il Presidente Napolitano. Anche il 16 ed il 30 ottobre 2011 aveva avuto occasione di tornare sullo stesso tema: In Europa e negli Stati Uniti … si nutre grande preoccupazione per un’Italia che, in mancanza di crescita economica e di riforme vere … e, con estrema chiarezza:
Gli attacchi speculativi … si dirigono contro i titoli di Stato di quei Paesi … che sono gravati da alto debito pubblico e che hanno seri problemi per quanto riguarda il controllo del disavanzo pubblico o l’incapacità di crescere.
In effetti, l’attacco speculativo all’euro trova causa e ragione nello sconfinato indebitamento accumulato negli anni dai Paesi europei (alto debito pubblico) ed è scattato non appena si è fatta strada l’idea che le attese di sviluppo per il futuro (incapacità di crescere) non riusciranno mai e poi mai a colmare il vuoto e che il ritorno dagli investimenti effettuati non potrà mai e poi mai essere sufficiente a ripagare i debiti. In tutto il mondo. Non solo in Italia. L’argomento merita un discorso a parte.
© Carlo Callioni 2011