C’é esagerazione laudativa e, spesso, difetto di verita sostanziale quando si parla di vecchiaia. Intanto é pacifico che l’aumentare degli anni non sia foriero di benessere, né fisico né psichico. Le malattie divengono più frequenti, la probabilita di morte si eleva, sino a diventare certezza. Potendo scegliere liberamente fra l’avere 20 o 70 anni, non credo possano sussistere dubbi. L’esaltazione della giovinezza é un fatto biologico e se le si puà attribuire una qualche spiegazione, significa che nessuno, a maggior ragione un giovane, ma neanche un vecchio, voglia rinunciare alla vita. Ed é la morte che si vorrebbe scongiurare e che si preferisce nemmeno nominare. II punto non sta, allora, nella quantità, bensi nella qualità degli anni che si hanno. A 70 e 73 anni, rispettivamente Golda Meir e Konrad Adenauer divennero primo ministro e cancelliere dei loro Paesi. Oltre gli 80 Goethe completò il Faust. Winston ChurchillWinston Churchill, primo ministro britannico che ha guidato ... Leggi attese gli 82 anni per pubblicare la Storia dei popoli di lingua inglese in 4 ponderosi volumi.
Pablo Casals, ancora ad 88, teneva concerti. Ardito Desio, intorno ai 90 anni, ha riorganizzato e diretto nuove spedizioni scientifiche in Himalaya, il concittadino Gianandrea Gavazzeni, quanto ad età e performances, non scherza affatto. Innumerevoli esempi di tal genere inducono a ritenere che l’essere umano, finche é vivo ed in accettabile stato di salute, non abbia limiti alla propria intraprendenza. Se ve ne sono é morto, ma si può essere morti anche a 30 anni.
Non volendo affrontare la questione in termini oggettivi si ripiega nel sociale e la diagnosi é scontata: la società sarebbe consumista ed emarginerebbe i vecchi. La sua vocazione economica sarebbe per il profitto e non potrebbe in alcun modo tener in conto chi, perdendo energie, riduce la produttività. Si sottolinea come la pubblicità per la moda giovane o la musica giovane, siano forzature di un’economia senz’anima e feticci senza alcuna dignita umana quando, invece, sottendono una realta non confutabile: essere la vita rivolta ai giovani adulti ed ai bambini che si apprestano a diventarlo.
Della qualità della vita si discute molto e si pretende sia lo Stato, con equità e giustizia, a garantirla. A prescindere dalla conclamata incapacita dello Stato di provvedervi, la qualità é, però, frutto squisitamente personale. Cosi come non é la società ad essere consumista perché lo sono solo gli individui, la qualità affidata al pubblico ha prodotto fenomeni di populismo demagogico, inutilmente costosi e certamente dannosi per i più bisognosi, come sono i vecchi. La disponibilita di beni é un fatto positivo e può essere negativo solo l’uso che se ne fa, se si scambiano i fini con i mezzi. I problemi di sopravvivenza in tempo di guerra erano drammatici, non solo per chi pativa pericoli bellici, ma per tutti, indotti dalla scarsità di risorse. Temere il consumismo: che idiozia! A ben vedere, l’alternativa austerità di berlingueriana memoria, pubblica ed obbligatoria e che si contrappone al risparmio, privato e volontario, era una smaccato falso ideologico dato che condannava il consumismo non perché le famiglie risparmiassero di più ma perché si accontentassero di meno. Viviamo un’epoca in cui molte, troppe, attenzioni sono rivolte allo stato sociale ma, per reazione, la vita tende a divenire pericolosamente individualistica e marcatamente egoistica. Perché? C’é una mancanza di valori e se si ammette che la radice dei valori sia nella precarietà della vita e non nella soddisfazione di mere necessita materiali che trascuri altre fondamentali esigenze dell’uomo, non si percorrerà la via involutiva tracciata da Platone: la libertà diviene arbitrio, genera corruzione ed apre la porta alla tirannide. A qualsiasi età, il faut tenter de vivre scriveva Paul Valéry. Come nessun essere umano penserebbe di abbandonare un bambino, bisognoso della totale assistenza dall’adulto e come presso tutti i popoli si é sempre badato al culto dei morti, cosa fa pensare che nella catena che, affettuosamente, lega il bambino all’adulto e questi ai suoi antenati, debba mancare un rapporto fra adulti e vecchi? Non è un problema economico se si realizzano razionali, ma non demagogiche (con beni illimitati sarebbero inutili i valori di libertà, giustizia ed uguaglianza) forme di previdenza. Non è un problema morale (conosco molti furfanti che non fanno i moralisti, ma non conosco nessun moralista che non sia un furfante sosteneva Renar), semmai di coscienza etica individuale che allontani l’umanita dalla religione universale di Rousseau: amare I’Uomo in generale per detestare ogni uomo in particolare.
NdR: nella foto, Carlo Callioni il giorno del suo 85mo compleanno
Articolo comparso sul n. 1 – Febbraio 1995 di Triskeles – Notiziario quadrimestrale dell’Associazione Triskeles
Mi sembra di poter condividere, ma per me forse è presto: ho solo 79 anni. Vedremo…